Selezione Opere dal 1970 al 1991
"Arte Come Creazione Di Comunità".
Gianni Vattimio
Recensioni
Tutta la pittura di Stella è una gran metafora delle sue speranze e dei suoi dissensi. Ed essendo la città l'oggetto di tale metafora, egli non può fare a meno di ricorrere all'iperbole immaginativa, che determina l'iperbole del fare, come sta a testimoniare la sua preferenza per i grandi formati. Anche in questi modi Stella esprime il suo amore per la città e nel contempo esorcizza le paure inconsce che la città con le sue ingordigie di spazio esistenziale incute al suo animo delicato di mediterraneo. E questa delicatezza d'animo che determina l'incanto dei suoi paesaggi, che sono paesaggi interiori, paesaggi dell'io, di un io che, nonostante tutto, sa ancora sognare.
Giorgio Di Genova
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Grappoli di cristalli colorati che esplodono a caleidoscopio, si solidificano in un gioco ottico-prospettivo, si aprono a corolla offrendosi a prospettive multiple e divergenti: questa la struttura formale. A ben leggere la proposta figurale però, ecco che subito dopo emerge il valore simbolico di questa joie de vivre.
La tematica realizza il tipologico connotativo e ti accorgi allora che quei cristalli, quei solidi visti in prospettiva, non sono altro che tasselli di un universo urbano aggregante la condizione umana dell'individuo. Il reticolo, la gabbia, crescono attorno a quei solidi. La trama diventa l'immaginario piano regolatore nel cui campo visivo i solidi vanno a posarsi per trovare una propria collocabilità.
Tecnicamente il simbolo è elementare; formalmente si riduce ad effetti parabolici attorno a proposizioni riportabili alla geometria descrittiva; l'aggressione cromatica muove tutte le corde della decorazione. E' la metafora l'elemento valutabile nel discorso di Stella. Ecco allora che all'esplosione segue l'acquietamento, alla dinamica segue la ricerca di un ordine formale, al blow-up, al tecnicolor segue l'emergere di una nota breve, di un tono smorzato che riportano a logica strutturale i vari elementi che, in tal modo, mano a mano recuperano una valenza espressiva. Certo non è facile la lettura di queste opere.
Il discorso sull'ottimismo o sul pessimismo è aperto. La solarità che ammanta tutte queste pagine mi fa propendere per la prima interpretazione. La speranza redentiva è ancora presente in Giovanni Stella.
Vito Apuleo
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... Il tema conduttore di Stella si sviluppa quindi per simbologie, per allusioni: il dato rappresentativo è sempre un qualcosa che erompe come dalle viscere della terra e tutto sconvolge e abbatte. E quel qualcosa è anche una macchina, una turbina, che con le sue pale rotanti tutto frantuma e distrugge.
... Il rapporto con la città qui è, pertanto, meramente metaforico: potrebbe quindi anche dichiararsi come il rapporto diretto di un uomo con la società nella quale vive e medesimamente configurare un rapporto tenuto giorno per giorno con la storia del presente, che - sappiamo - è purtroppo gravido di storture e foriero di continue minacce ogni volta più inquietanti.
... Sul piano della pura pittura - sia dal punto di vista della tecnica come da quello dell'espressione - Stella è certamente da segnalare tra gli artisti che hanno qualità e ingegno. La pittura di Stella ha una sua bellezza di materia e di composizione e non difetta davvero di vivida ricchezza poetica.
La sua ispirazione, insomma la facoltà creativa, si organizza sui moduli della geometria: se ne ricava da questa il nitido rigore che l'artista esempla sulle tele.
Il colore, inoltre, ha toni delicati, ma definitivi, si distende sulle superfici in maniera sicura. In questi dipinti scopri una stabilità matematica (ecco l'esprit de géometrie), una tensione metafisica: il valore delle immagini di Giovanni Stella sta infine in questa significante misura.
Carlo Giacomozzi
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L'attenzione posta sulle piante, sui progetti urbanistici, al di là della istituzione di una sorta di analogia e come tale concorrenziale, consente la riscoperta del gradiente segnico, della funzionalità cromatica, del ritmo, dei rapporti spaziali.
...Costituito un rapporto di impatto, Stella oppone un suo punto di vista, un intento di chiarezza che non può non avere carattere critico e, pertanto, determinato da una incisività selettiva. Ad una attenta lettura delle opere, al di là dell'artificio compositivo, necessario perché il prodotto si collochi nella zona di quell'attività ancora misteriosa definita arte, emergono le immagini di percorsi insensati, di zone ingorgate, di spazi assurdi. Stella porta a esiti di estrema e fredda visibilizzazione i reperti, i referenziali convenzionali impiegati nelle elaborazioni tecniche, evidenziando quasi una sfasatura tra la "bellezza", il formalismo, le regole seguite dagli elaboratori di quei piani e i risultati effettivi, concreti.
Luciano Marziano
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... Alla sua energica figurazione simbolica e di forte astrazione formale uno stimolo primario deve essere venuto da Max Ernst col suo senso aurorale del pianeta e di una trasparenza da conquistare e dal primo Leger pittore cubista prismatico di foreste e di nudi. Stella immagina formidabili "eruzioni" attraverso la crosta terrestre di forme che hanno la purezza di solidi geometrici e vengono a modificare radicalmente il paesaggio; i colori sono accesi, gioiosi, levigatissimi come cristalli.
Questo primo tipo di immagine dell'eruzione da strati profondi (naturali, storici, psicologici) di un nuovo paesaggio terrestre si arricchisce di altri significati in un secondo tipo di immagine: quella dove i solidi geometrici in violenta eruzione vanno a urtare contro fredde e geometriche griglie metalliche che sbarrano lo spazio oppure infrangono le carte dei piani regolatori. Non è a caso che i quadri più fantastici e di originale soluzione formale sono le due varianti di Piano regolatore con esplosione con i solidi geometrici della eruzione che emergono come fiori dalle carte lacerate, e le due varianti di Evento nella struttura dove sono sempre i fantastici solidi della eruzione a mettere in crisi le barriere strutturali e a far rivedere spiragli di cielo.
Dario Micacchi
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... Ben presto Stella, pur continuando a respingere le modalità del realismo "ingenuo" ed a perseguire raffinate mediazioni intellettuali, spoglia progressivamente il suo linguaggio di ogni elemento oggettuale o concreto: persone o cose scompaiono dal suo orizzonte pittorico, per lasciare il posto ad elementi nudamente geometrici che prolificano, invadono il quadro e, come in Evento nella struttura, sembrano persino uscirne fuori. Poiché la geometria è il simbolo più pregnante della razionalità, Stella sembra aver rovesciato il celebre aforisma di Goya: "E' proprio la Ragione, non il suo sonno, a generare mostri, almeno nella sua pretesa di tutto dominare e regolare".
La più recente ricerca di Giovanni Stella si è sviluppata in una serie di interventi su piani regolatori e carte topografiche, l'elemento tecnico fungendo da supporto grafico per l'inserto esplosivo, destrutturante, che costituisce l'oggetto dell'intervento.
L'ardito accostamento dei due elementi eterogenei permette all'artista di rappresentare una duplice, e dialettica, inquietudine: quella soffocata e stanca dell'Ordine, e quella tumultuosa e ribelle del Disordine. Dove Ordine e Disordine sono, evidentemente, metafore polisense, aperte a tutte le decodificazioni possibili. Fra le tante, la più immediata è quella suggerita dalla stessa materia scelta: la città, la gabbia urbana, in cui l'Homo sapiens consuma il suo universo rateato, e ne è consumato.
Le accorte linee che l'esprit de géométrie traccia nell'orgoglioso progetto dell'utopia della ragione non possono però celare a lungo l'esplosione libertaria, la conflittualità non risolta, il fondo oscuro e misterioso, che minacciano e scompigliano il progetto, mostrandone il limite invalicabile.
Stella testimonia con esemplare rigore questa contraddizione, che è la vivente contraddizione dell'uomo nella sua inquieta finitudine, nella quale sconta (come Sartre ci ricorda) la condanna più terribile: quella di essere libero.
Angelo Giuseppe Traina
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Va anzitutto rilevato che l'artista di adesso ha proceduto con titoli di tutta competenza, e che nella cosiddetta professionalità egli ha apportato, conquistandosi una sua autonomia (e fisionomia), le irrorazioni fresche dell'impellenza poetica, il tumulto pregnante, fatale, di isolano.
Un'opera, pertanto, costruita al filtro di un non provvisorio o sommario aggiornamento culturale, ma lungo le esperienze e le sperimentazioni che nella vicenda novecentesca, a largo raggio, hanno impresso i loro segni più rimarchevoli di contro alla commistione babelica di velleitari senza numero.
A grado a grado Stella è venuto definendo, conducendolo a compiutezza, un dato folgoratogli tra le prove composite del suo tracciato originario.
Quelle prove furono ora i "Totem" ora i "Dolmen", quando il ritratto quando il ritrovato neometafisico, sia il "recupero" memoriale sia per passaggi astratti o surreali il progetto già da allora propriamente "urbanistico" (non si sono certo dimenticate le città "di pietra" e "di vetro" dell'esordio), puntato in proiezione avvenire, eppure così scarnificato in murate levigature ancestrali.
Ebbene, di tutti quegli scandagli (e raggiungimenti) del suo scavo fervoroso, l'ultimo motivo, l'urbanistico appunto, sarebbe balzato a fulcro di una illimitata dilatazione inventiva, dominante nelle sue dicotomie regola-caos, assetto-scossa destruens.
Nel 68, dopo che ci fu dato d'introdurre alla prima mostra di Stella, scrivemmo, col resto, della sua "sintassi cubista", articolata talora in "un concluso aggregato di edifizi fusi in cieche sfaccettature abbacinate", nella "vitrea diafanità dei volumi di fantascientifico abitato, evocante nette suggestioni spaziali", "fermi paesaggi senza tempo".
Nella fedeltà a questo filone, come per richiamo elettivo, di grazia, d'un tratto deflagrava l'esplosione scatenante. Quella fissità atona, remota proliferò nella reazione a catena imprevedibile di eruzioni di non si sa quali forze sotterranee, finalmente prorotte in irraggiamenti pirotecnici, pullulati ed escrescenti come autogerminazione.
Emanuele Mandarà