Selezione Opere dal 1991 ad Oggi
"La bellezza come utopia della vita".
Anonimo
Presentazione
Ha scritto il poeta:
"Il bene talvolta fa ressa,
di soffocarci minaccia.
Ma il male è continuo,
stillante.
Il bene è l'infrazione, il male
è norma
nella nostra esistenza".
(Cardarelli)
Il nucleo essenziale della pittura di Giovanni Stella - il suo desolante messaggio, se vogliamo è in questo male continuo, stillante, e, aggiungerei, irredimibile, tale che il bene che talvolta fa ressa (o sembra) non si dimostra che una favola, l'illusione di un attimo, dal quale si guarisce immediatamente. Immergersi in questa materia dolorosa, attraverso la forma, significa cogliere violentemente il sentimento del nulla e della vanitas vanitatum che in modo ineguagliabile e radicale il biblista ha rappresentato millenni fa. Ne consegue che la forma in cui quel sentimento si materializza non può essere approssimativa o vaga, ma deve in un certo modo riscattare quel grumo sofferto in lucida e coerente esattezza.
Così, gli autoritratti non sono che l'immagine di ciò che non è (ed Essere o non essere è infatti il titolo di un'altra opera): in un gioco di specchi nel quale tra l'essere e il non essere quel che infine rimane è il Cupio dissolvi. Unica, e desiderata, certezza. Non è difficile cogliere la natura siderale, spettrale, delle figurine di uomini solitari che sembrano irrimediabilmente smarriti in un paesaggio inverosimile, sopraffatti da una natura nemica e dominata da una nera luce.
Per raggiungere questo esito Stella ha avuto bisogno di spogliare ogni abbellimento, ogni superfetazione, e cogliere il dolore nel dolore, sì da renderlo nella sua cruda, scandalosa, nudità. Che è la sostanza profonda della sua pittura: metafisica, lacerante querela che l'uomo schiacciato e desolato rivolge all'Errore che è l'Essere.
Giuseppe Angelo Traina
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The poet wrote:
"Sometimes good crowds up,
it threatens to soffocate us.
But evil is continuous, endlessly streaming.
Good is the infringement, Evil is the norm
in our lives".
(Cardarelli)
The core of Giovanni Stella's painting - its painful message, if you like - is in this continuous, endlessly streaming, and I would say, irredeemable evil, so much so that good which sometimes crowds up (or rather it seems to) proves to be but a tale, the illusion of a moment, from which we are immediately healed. Plunging into this painful substance through form is to grasp violently the feeling of nothing and of the vanitas vanitatum that biblical scholars so uniquely and radically represented thousands of years ago. It follows that the form in which that feeling takes shape can not be approximate or vague, but must in some way redeem that clot which is suffered in lucid and consistent accuracy.
Thus, Stella's several self-portraits, as well as his portraits, which show his preference for the exploration of self and of others, are but the image of what is not (in fact being or not being is the title of one of his works) in a game of mirrors in which between being and not being what remains, at last, is the cupio dissolvi. Unique, and desired, certainty. It is not difficult to grasp the sidereal, spectral nature of the little figures of his solitary men who seem hopelessly lost in an unlikely landscape, overwhelmed by a hostile nature and dominated by a black light.
To achieve this outcome Stella needed to remove any embellishment, any superfetation, and capture pain in pain to let it appear in its raw, outrageous nudity.
Which is the deep substance of his painting: a metaphysical, piercing complaint that man, crushed and desolate, addresses the Mistake which Being is.
Giuseppe Angelo Traina
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Le poète a dit:
"Le bien parfois se presse
de nous suffoquer il menace.
Mais le mal est continu, suintant.
Le bien est l'infraction, le mal est la règle
dans notre existence".
(Cardarelli)
Le noyau essentiel de la peinture de Giovanni Stella - son message désolant si l'on veut est dans ce mal continu, suintant, et, j'ajouterais, non rachetable, tel que le bien qui parfois se presse (ou ainsi il semble-t-il) ne se montre qu'une fable, l'illusion d'un instant, dont on guerit immediatement.
S'enfoncer dans cette matière douloureuse, à travers la forme, signifie saisir violemment le sentiment du néant et de la vanitas vanitatum que d'une manière incomparable et radicale le bibliste a representée en son temps. Il s'en suit que la forme dans laquelle ce sentiment se révèle ne peut pas être approximative ou vague, mais elle doit d'une certaine manière racheter ce caillot souffert en exattitude lucide et cohérente.
Par consequent, les autoportraits, nombreux, ainsi qu les portraits, pour dire d'une predilection qui lui est chère pour l'exploration de soi-meme et des autres, ne sont que l'image de ce qui n'est pas (et "être ou ne pas être" est en effet le titre d'une de ses oeuvres): dans un jeu de miroirs dans lequel entre être et ne pas être ce qui reste, enfin, est le cupio dissolvi. Unique, et désirée, certitude. Il n'est pas difficile de cueillir la nature sidérale, spectrale, des silouettes d'hommes solitaires qui semblent irrimédiablement égarés dans un paysage invraisemblable, opprimés par une nature hostile, dominée par une noire lumière.
Pour atteindre ce résultat Stella a choisi de dépouiller tout enjolivement, tout élément superfetoire et saisir la douleur dans la douleur, de façon à ce qu'elle se manifeste dans sa crue, scandaleuse, nudité. Ce qui est la substance profonde de sa peinture: métaphisique, déchirante plainte que l'homme écrasé et désolé adresse à l'Erreur qui est l'être.
Giuseppe Angelo Traina
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De pictura ut pictura
-Si può essere artisti del nostro tempo e orgogliosamente non essere d'avanguardia, così come la si intende, lucidamente resistenti al pensiero unico della ragione calcolante, lucidamente conquistati dal segno della inattualità, vissuta come nostalgia della memoria storica, dell'origine che si rigenera nel presente.
-Si può essere artisti del nostro tempo, continuando ad operare nello specifico di una delle tante espressioni d'arte, la pittura per esempio, senza buttare alle ortiche il suo alfabeto e il repertorio di immagini accumulatosi a partire dai graffiti delle grotte di Altamira o Lascaux.
-Si può essere artisti del nostro tempo senza la pretesa di "ridefinire in toto" il mondo e il sistema dell'arte, cioè senza recidere il cordone ombelicale con la storia, consapevoli che l'equiparazione del processo creativo dell'arte, intrinsecamente umanistico, al processo produttivo industriale, generato dall'illimitato avanzamento scientifico e tecnologico, sia innaturale e, alla lunga, devastante.
-Si può essere artisti del nostro tempo e ritenere che il valore aggiunto di un'opera d'arte debba restare intrinseco all'opera e non dato dal potere mediatico, strumento del mercato.
-Si può essere artisti del nostro tempo e condividere l'idea che qualsiasi espressione d'arte è linguaggio che comunica un pensiero e che la comunicazione, in quanto tale, o è pubblica, cioè non criptica o di casta, o non è (Wittgenstein).
-Si può essere artisti del nostro tempo e non aver paura della narrazione, bandita da una linea estetica, secondo cui il segno è il senso, produttiva di molta mercanzia decorativa, arte minore nella migliore delle ipotesi, riconducibile a vuoto solipsismo moralmente irresponsabile.
-Si può essere artisti del nostro tempo e ritenere che la funzione costitutiva dell'arte, come categoria dello spirito, è quella di rappresentare la vita nella sua molteplicità e di rispondere ai grandi quesiti propri della condizione umana, nei suoi transiti "en plein air" e nelle sue zone d'ombra, che riguardano lo slancio vitale, la caduta, la vertigine dei sensi e lo spleen, la nostalgia del paradiso perduto, gli incubi, la finitudine, il dolore, soprattutto il dolore. In breve: il senso e i fini ultimi dell'uomo.
Giovanni Stella
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De pictura ut pictura
- You may be an artist of your time and proudly not avant-garde, clearly resistant to the unique thought of the calculating reason, clearly won over by a sign which comes from the past, lived as nostalgia for the historical memory, for the origin which regenerates itself in the present.
- You may be an artist of your time, operating in one of the many expressions of art, painting, for example, without throwing to the winds its alphabet and the repertoire of images accumulated from the graffiti of Lascaux or Altamira caves.
- You may be an artist of your time without the pretense of "totally redefining" the world and the art system, that is, without severing the umbilical cord with history, aware that the equalization of the creative process of art, which is intrinsically humanistic, to the industrial production process, which is generated by the unlimited scientific and technological progress, is unnatural, and at length, devastating.
- You may be an artist of your time and feel that the added value of a work of art should be intrinsic to the work and not given by the power of the media, which are market instruments.
- You may be an artist of your time and share the idea that any expression of art is a language that communicates a thought, and that communication, as such, must be public, i.e. not cryptic or belonging to a caste, otherwise it is not real communication Wittgenstein).
- You may be an artist of your time and not be afraid of a narration which is banned from the aesthetic thought according to which the sign is the meaning itself. An aesthetic thought which produces much decorative merchandise, at best a minor art, ascribable to an empty, morally irresponsible solipsism.
- You may be an artist of your time and think that the main function of art, as a category of spirit, is to represent life in its multiplicity and to answer to the great questions inherent to the human condition: the vital impulse, fall, vertigo of senses and spleen, nostalgia for the lost paradise, nightmares, finitude, pain, especially pain. In short: the meaning and the ultimate ends of man.
Giovanni Stella
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De pictura ut pictura
- On peut être artistes de notre temps et revendiquer fièrement le droit de ne pas être d'avant-garde, telle qu'on l'entend de nos jours, lucidemment résistants à la pensée unique de la raison calculante, lucidement conquis par le signe de l'inactualité, vécue comme nostalgie de la mémoire historique, de l'origine qui se régénère dans le présent.
- On peut être artistes de notre temps, en continuant à opérer dans le spécifique d'une des multiples expressions d'art, la peinture par exemple, sans jeter aux orties son alphabet et le répertoire d'images qui s'est accumulé à partir des graffitis des grottes d'Altamira ou de Lascaux.
- On peut être artistes de notre temps sans prétendre redéfinir intégralement le monde et le système de l'art, c'est-à-dire sans trancher net le cordon ombilical qui nous relie à la tradition, conscients que l'assimilation du processus de la création artistique - intrinsèquement humaniste - au processus de la production industrielle, engendrée par le progrès scientifique et technologique quasiment illimité, est une lourde méprise qui, à la longue, peut devenir dévastatrice.
- On peut être artistes de notre temps et croire que la valeur ajoutée d'une oeuvre d'art est intrinsèque à l'oeuvre même et non donnée par le pouvoir médiatique, instrument du marché.
- On peut être artistes de notre temps et partager l'idée que toute expression d'art est un langage qui communique une pensée et que la communication, en tant que telle, est ou publique, c'est-à-dire non cryptée ou de caste, ou n'est pas (wittgenstein).
- On peut être artistes de notre temps et ne pas avoir peur de la narration, bannie par la ligne esthétique selon laquelle le signe est le sens, productrice d'une bonne partie de la marchandise décorative en circulation - art mineur dans la meilleure des hypothèses - agrémenté de solipsisme vide, moralement irresponsable.
- On peut être artistes de notre temps et croire que la fonction constitutive de l'art, comme catégorie de l'esprit, est celle de représenter la vie dans sa multiplicité et de répondre aux grandes questions propres de la condition humaine, dans ses passages "en plein air" et dans ses zones obscures, qui touchent l'élan vital, les chutes, le vertige des sens et le spleen, la nostalgie du paradis perdu, les cauchemars, la finitude, la douleur, surtout la douleur. En quelques mots: le sens et les fins ultimes de l'homme.
Giovanni Stella